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martedì 13 luglio 2010

La difesa del Sacerdozio nell'anno del Signore 2010




Il Priorato, il Sacerdote e l'apostolato di oggi (Mons. Marcel Lefebvre)
Come proteggere la fede dei nostri Sacerdoti? Come permettere loro di lavorare mantenendo il fervore che avevano il giorno dell’Ordinazione e della loro Prima Messa? Come perseverare in mezzo a questo mondo che, più che mai, pensa solo ai piaceri, ai godimenti, ai soldi e ai beni terreni? Come preservare il Sacerdozio in questa atmosfera della “chiesa conciliare”, di sacerdoti che non sono più Sacerdoti, che non ne hanno più l’abito, i costumi, la predicazione, la liturgia, la dottrina? Tutto questo è uno scandalo per noi.
La Provvidenza ci ha fornito la soluzione: il Priorato. Sarà esso a proteggere la grazia del Sacerdozio, il fervore del Prete. Il Priorato è come un bastione avanzato in pieno campo di battaglia, da dove i Sacerdoti ferventi, che vivono nella preghiera, nella contemplazione, vicino al Santissimo Sacramento, nell’unione fraterna, sono pronti a partire in battaglia.
Se accadesse che i Priorati scomparissero, non avremmo più la Fraternità, perché essa è essenzialmente basata sui Priorati, su questa vita comune protetta dal mondo, direi quasi claustrale. Vista l’atmosfera irrespirabile di questo mondo in piena decomposizione spirituale, morale, materiale, se non viviamo in un ambiente in cui si può respirare un’aria di fede, di preghiera, di carità fraterna non resisteremo e il nostro apostolato non sarà fruttuoso.
Di qui l’importanza capitale, a mio avviso, della costituzione dei Priorati. È difficile, bisogna riconoscerlo, ma bisogna mantenere questo ideale e capire che è assolutamente indispensabile […].
In altri tempi – mi direte – dei santi sacerdoti erano soli e tuttavia hanno realizzato, come per esempio il Santo Curato d’Ars, un apostolato meraviglioso. Ma le circostanze erano completamente diverse da oggi. Il Curato d’Ars si confessava da un parroco a due o tre chilometri da lui. Vi erano buoni sacerdoti vicini; delle riunioni sacerdotali, i ritiri organizzati dalla diocesi o dal decanato. Il Sacerdote era sostenuto da un contesto che lo spingeva ad uno slancio di zelo e di santità. Anche se l’isolamento del sacerdote non era l’ideale e spesso i preti ricercavano la vita comune, vivendo insieme nelle canoniche […].
Il Priorato ideale deve contare come minimo tre sacerdoti, altrettanti religiosi, qualche suora […]. L’isolamento, al di fuori della città, è un elemento importante per il raccoglimento, l’equilibrio anche fisico. In tal modo il Sacerdote, rientrando dal ministero, si ritrova in campagna, nella calma, nel silenzio [...] È una distrazione, un riposo fisico e morale. Ce n’è bisogno nell’agitazione e il logorio continui […].
I Priorati sono bastioni avanzati in un mondo corrotto: devono essere dei fari di luce, di fede, di santità, di discrezione, di modestia, di unione fraterna, affinché le persone possano guardare ad essi come ad baluardo di resistenza ed un puntodi riferimento.
Dal Priorato si svolgerà il ministero, ma un ministero compatibile con la vita di Priorato, assicurando il primato alla conservazione della fede e del fervore del Sacerdote. Senza di ciò non si resisterà né fisicamente né moralmente né spiritualmente. (conferenza ai sacerdoti, Parigi 1988)

Il Sacerdozio cattolico

Non si può definire il sacerdote senza il sacrificio né il sacrificio senza il sacerdote. Essi sono legati essenzialmente. Il sacerdote è fatto per il sacrificio[10] e non può esserci sacrificio senza sacerdote. Occorre quindi riflettere su cos’è il sacrificio per sapere esattamente cos’è il sacerdote. Il sacrificio è un qualcosa di misterioso, profondo, divino. E’ un tesoro sul quale potete meditare per tutta la vostra vita sacerdotale, senza che sia esaurito al momento della vostra morte. Solo nell’al di là capiremo bene cosa sia questo sacrificio di Nostro Signore che rinnoviamo tutti giorni sull’altare[11]. Già nel Vecchio Testamento, il grande sacerdote entrava ogni anno nel Santo dei santi e, come dice san Paolo (Eb. 9, 7-11), non entrava senza il sangue delle vittime. Questa è un’immagine di ciò che sarebbe stato in futuro il sacrificio di Nostro Signore. Neanche Lui, il Santo per eccellenza, sarebbe entrato nel tabernacolo che non era opera dell’uomo senza il suo sangue prezioso[12]. Ed è quello che fa il sacerdote oggi, riproduce il sacrificio di Nostro Signore facendo discendere sull’altare il suo sangue, il sangue dell’espiazione, della riparazione e della Redenzione. Quanto è più grande, quanto più efficace, quanto più sublime, quanto più divino è il sacrificio che i sacerdoti offrono oggi di quello che un tempo offriva il grande sacerdote una volta l’anno, quando penetrava nel Santo dei santi[13]!
1. Il sacerdozio di Cristo
La definizione forse più bella, più completa del sacerdozio di Cristo si trova nell’epistola di san Paolo agli Ebrei. Tutta la prima parte di essa è destinata a farci conoscere cosa sia il sacrificio di Nostro Signore. E’ davvero meravigliosa. San Paolo è stato certamente ispirato quando scriveva queste pagine. Egli mostra innanzitutto che Gesù è superiore agli angeli (Eb. 1, 4-14 e 2). Poi spiega che Gesù è superiore a Mosè, il maggiore dei profeti (Eb. 3). Mentre Mosé balbettava il Nome di Dio, Gesù è la Parola sostanziale, il Verbo eterno, disceso fino a noi per salvarci. I segreti dei cuori sono messi a nudo ai suoi occhi. Ben superiore quindi a quel che poteva essere Mosè. In terzo luogo, Gesù è incomparabilmente superiore ai grandi sacerdoti dell’antica Legge. Il sacerdozio di Cristo è in effetti il più perfetto che si possa concepire[14] . Donde gli viene queste perfezione? Lo vediamo facilmente considerando la triplice unione del sacerdote con Dio, con la vittima che offre e con il popolo per il quale la offre. Più il sacerdote è unito a Dio e più il suo sacrificio è perfetto; più è unito alla vittima e più ugualmente il suo sacrificio è perfetto. Infine, più è unito al popolo con il quale lo offre e più il suo sacrificio è perfetto. Quindi, più il sacerdote sarà unito a Dio, più il sacerdozio sarà perfetto, poiché il sacerdote deve supplire con la sua santità all’imperfezione dell’adorazione, della riconoscenza, dell’espiazione e della supplica del popolo, come spiega san Tommaso. Più la vittima sarà pura, preziosa ed interamente consumata in onore di Dio, più il sacrificio sarà perfetto. L’olocausto era il più perfetto dei sacrifici della vecchia Legge perché tutta la vittima era consumata in onore di Dio, per significare che l’uomo deve offrirsi a lui interamente. Più il sacerdote e la vittima saranno uniti, più il sacrificio sarà perfetto, poiché l’oblazione e l’immolazione esteriori della vittima non sono che il segno dell’oblazione e dell’immolazione interiori del cuore del sacerdote che compie in tal modo l’atto più grande della virtù di religione. Infine, più il sacerdote ed il popolo saranno uniti, più il sacerdozio sarà perfetto, poiché il sacerdote deve riunire tutte le adorazioni, rendimenti di grazie, preghiere, riparazioni dei fedeli in un’unica elevazione a Dio. E’ sufficiente applicare questi principi al sacerdozio di Nostro Signore per concludere immediatamente che è il maggiore di tutti quelli che si possano concepire. Infatti, Gesù Cristo sacerdote non è soltanto puro da ogni colpa originale e personale, da ogni imperfezione, ma è la Santità stessa. Non è possibile immaginare un sacerdote più unito a Dio. E’ egli stesso Dio grazie alla sua unione ipostatica[15]. Di conseguenza, grazie alla sua unione con Dio, non può che essere il sacerdote più perfetto. Non può esistere un’unione più perfetta tra Nostro Signore, sacerdote, e la sua vittima. La vittima è egli stesso(Ep 5,2) e non si può immaginare una vittima più perfetta di Nostro Signore. Anche qui, Egli è la perfezione assoluta, che supera tutto quanto si possa immaginare. L’unione tra il sacerdote e la vittima non può essere più intima, il legame del sacrificio esteriore e di quello interiore non può essere più stretto, poiché è il sacerdote stesso ad essere vittima[16], non solo nel suo corpo, ma nel suo cuore e nella sua anima. Il suo dolore più intenso è generato dalla sua carità alla vista del male immenso che ha la missione di cancellare. Questa unione tra il sacerdote e la vittima si è manifestata sempre di più nell’ultima Cena, al Calvario e dopo la Resurrezione. L’eucaristia, nel Cenacolo, è l’inizio della Passione; ne è anche la conseguenza. Quindi, il sacerdote e la vittima non possono essere uniti più perfettamente che in Nostro Signore immolato per noi. Infine, neppure l’unione tra il sacerdote ed il popolo fedele può essere maggiore che in Nostro Signore, perché egli è il capo del corpo mistico. Non può esistere un unione più grande che quella che vi è tra le membra ed il capo del corpo mistico perché noi siamo uniti a lui, nel corpo mistico, tramite la partecipazione alla sua grazia. E’ quindi Gesù, in qualche modo esteso al corpo mistico, che offre il sacrificio[17].

2. Il nostro sacerdozio
San Paolo e quindi lo Spirito di Dio, che gli ha dettato queste parole, afferma: “Il sacerdote, che è scelto tra gli uomini, è costituito sacerdote per gli uomini” (Eb. 5,1). Facciamo attenzione a questa prima affermazione, che potrebbe forse giustificare il nuovo orientamento che si vuole dare al sacerdote oggi: un uomo costituito solo per gli uomini. Ma che dice dopo san Paolo? Precisa: “per gli uomini, per ciò che riguarda il culto di Dio” (Eb. 5,1). E’ costituito per gli uomini, senza dubbio, ma nelle cose che sono di Dio, per condurli a Dio. E’ questa la finalità del sacerdozio[18]. San Paolo prosegue: “Affinché offra doni e compia il santo sacrificio per la Redenzione dei peccati” (Eb. 5,1). Ed aggiunge anche: “Poiché è egli stesso soggetto a debolezza, deve compatire ed essere indulgente con coloro che sono nell’errore e nell’ignoranza” (Eb. 5,2). Lì si trova tutto il segreto del sacramento della penitenza. Il sacerdote è quindi costituito per offrire il santo sacrificio e diffondere le grazie del sacrificio, in modo particolare tramite il sacramento della penitenza, per chinarsi su coloro che sono nell’errore e nell’ignoranza. Dato che egli stesso è peccatore, deve offrire il santo sacrificio per i suoi propri peccati e non solo per i peccati del popolo di Dio. Vedete che in poche righe, san Paolo ha riassunto ciò che costituisce l’essenza stessa del sacerdote. Allora, è importante che tutti quelli che sono chiamati a salire all’altare per ricevere un’ordinazione che li prepara ad offrire questi sacri misteri di Nostro Signore Gesù Cristo meditino queste parole di san Paolo. Devono sapere che anche loro sono deboli, e tuttavia Dio li ha scelti. E’ ancora san Paolo a dirlo: “Nessuno si attribuisce da se stesso questo onore; ma ci si è chiamati come Aronne” (Eb. 5,4), come i leviti, per offrire il vero sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo[19]. Quale mistero! Dio che vuole scegliere degli esseri umani per santificare gli uomini, per consacrarli alla continuazione della sua opera di Redenzione affidando loro il suo proprio sacrificio! E’ questo un grande mistero d’amore, di carità verso di noi e tutti quelli che attraverso il sacerdozio, nel corso dei secoli, riceveranno grazie di santificazione. (Mons. Marcel Lefebvre - La sainteté sacerdotale p. 191 e ss.)



IL SACERDOZIO SECONDO L'ERETICO KIKO ARGUELLO, Carmen Hernández E TUTTI I CATECHISTI DEL MONDO, CHE A PAPPAGALLO RIPETONO GLI STRAFALCIONI DI QUESTI DUE PERSONAGGI, TALE INSEGNAMENTO E' PORTATO AVANTI NELLE COMUNITA' E NEI SEMINARI NEOCATECUMENALI IN TUTTO IL MONDO SENZA CHE NESSUNO FERMI CODESTO SCEMPIO.
NELLA LITURGIA ENTRANO LE IDEE DELLE RELIGIONI NATURALI

“Cosa succede dal IV al VIII secolo. Abbiamo qui una data chiave: il 314 che è l’anno della conversione di Costantino. La Chiesa passa dall’essere costituita da piccole comunità perseguitate ad essere la religione ufficiale dell’impero e perciò protetta…
“Si costruiscono basiliche enormi con le quali entrano nella liturgia elementi di fasto e solennità. Da questo momento la luce potente della Chiesa Primitiva si ricopre e si offusca caricandosi di elementi di fasto… si riveste di orpelli… L’imperatore entra con grande solennità nella basilica: rito dell’entrata, introito…riveste una grande importanza.
“Tenete presente che le chiese sono piene di gente che non è ebrea e che non ha vissuto la Pasqua di generazione in generazione. E’ gente che viene dai templi pagani dove prestava i suoi culti, non essendo stata catechizzata, comincia a vedere nel culto cristiano le stesse cose che faceva nella vecchia religione. Ognuno di essi vede le cose come le ha dentro, con gli occhiali che porta…
Così troviamo che entrano nella liturgia tutta una serie di idee delle religioni naturali: offrire cose a Dio per placarlo, sacrifici, agnelli, offerte varieAdesso questa gente che entra nella Chiesa… comincia a vedere nella liturgia cristiana i riti religiosi pagani.
“Da questo momento la visione è completamente diversa: comincia ad apparire un culto d’offerta col quale l’uomo deve placare Dio che è proprio l’idea pagana di portare offerte.
“… Allora si organizza una grande processione con tutte le offerte e con molte preghiere sulle offerte, fino al punto che l’idea offertoriale invada l’eucarestia primitiva
“… Ma soprattutto questa massa di gente pagana, vede, in fondo, la liturgia cristiana con i suoi occhi reli­giosi: l’idea del sa­crificio. C’è un completo retrocedere all’Antico Testamento…
Queste idee sa­crifi­cali... che erano state superate dallo stesso Israele... ritornando alle idee sacrificali e sa­cerdo­tali del paganesimo…” (OR, pp. 320-322).

LA MESSA E’ PAGANA PER LA SUA NATURA SACRIFICALE

“Perché capiate ciò che desidero dirvi, dato che voi avete idee più chiare sul sacramento dell’Eucarestia, pensate che c’è stata un’epoca nella quale l’Eucarestia è stata vista quasi esclusivamente dal punto di vista del sacrificio, tanto è vero che abbiamo chiamato l’Eucarestia: il Sacrificio della Messa” (OR, p. 162).
“Così troviamo che entrano nella Liturgia tutta una serie di idee delle religioni naturali: offrire cose a Dio per placarlo; sacrifici, agnelli, offerte varie… Adesso questa gente che entra in Chiesa… comincia a vedere nella liturgia cristiana i riti religiosi pagani(OR, p. 320)… Altro aspetto di fasto e religiosità è la processione delle offerte… Da questo momento in poi quest’offrire cose a Dio occuperà un posto di primaria importanza dentro il rito. Perché questi uomini vanno con timore ad offrire cose a Dio perché Egli sia loro propiziocomincia ad apparire il culto dell’offerta col quale l’uomo deve placare Dio, che è proprio l’idea pagana di portare offerte… fino al punto che l’idea offertoriale invada l’Eucarestia primitiva… la liturgia si riempie di queste idee di offerta legate ad una mentalità pagana (OR, 321).
“Perciò quando nel medio evo si mettono a discutere del sacrificio, discutono di cose che non esistevano nell’eucarestia primitiva. Perché sacrificio nella religione è ‘sacrum facere’, fare il sacro, mettersi a contatto con la divinità tramite sacrifici cruenti. In questo senso non c’è sacrificio nell’eucarestia: l’Eucarestia è sacrificio in un altro senso, perché nell’eucarestia c’è sì, la morte, ma c’è anche la resurrezione dalla morte. L’Eucarestia è Pasqua, passaggio dalla morte alla resurrezione. Per questo dire che l’Eucarestia è sacrificio è giusto, ma è incompleto. L’Eucarestia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in questa epoca l’idea del sacrificio non è intesa così, ma in senso pagano. Ciò che essi vedono nella messa è che qualcuno si sacrifica, cioè il Cristo. Nell’Eucarestia vedono soltanto il sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedeste alla gente qualcosa a questo proposito, vi direbbe che nella messa vede il Calvario” (OR, p. 322).
(Dall’VIII al XIII secolo) “Appaiono nelle chiese i grandi quadri che rappresentano la vita e i miracoli di Gesù… assistiamo ad un’invasione nella messa stessa di orazioni private… per di più queste preghiere sono tutte di tono penitenziale e al singolare… Siamo ad una messa completamente penitenziale, nella quale il centro è l’uomo che deve avvicinarsi a Dio…le nostre messe sono favori che facciamo a Dio… si comincia a farsi pagare per dirla… a dire messe per ogni cosa… e se ne moltiplica il numero. Si fa della messa qualcosa di magico… cominciano ad apparire gli altari sui quali ogni sacerdote dice la sua messa…
Poiché si è oramai perduto di vista la fonte dell’Eucarestia, nascono le teologie razionali che tentano di interpretare quello che non si sa cosa sia. Immaginate il macello di teologie che tentano di spiegare in modo razionale l’Eucarestia senza conoscere la fonte. In questa epoca razionalista nella quale la ragione è Dio… i segni e i sacramenti perdono valore in favore delle spiegazioni razionali. Oramai non si capisce più il valore del segno dei sacramenti.
Si giunge ad una superstizione completa (OR, pp. 323-324).

Nell’Eucaristia non c’è nessuna offer­ta!” (OR, p. 328).

“Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva avuto ed aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella Eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue di Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio alla maniera degli dèi pagani… Ma le cose non stanno così. Dio, in Cristo, dice San Paolo, stava riconciliando il mondo in noi. Non perché Cristo placa Dio in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama nonostante il nostro peccato; aveva bisogno di dimostraci che anche se ammazzavamo Suo Figlio continuava ad amarci. Dio stava riconciliando il mondo con sé attraverso Gesù Cristo. E’ il mondo che aveva bisogno di scoprire l’amore di Dio” (OR, p. 333).

[…]“Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva avuto ed aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella Eucarestia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: Che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio nella croce?… E chi poteva rispondere?… Le razionalizzazioni sull’Eucarestia ci avevano condotto a queste deformazioni. Ma le cose non stanno così. Dio, in Cristo, dice San Paolo, stava riconciliando il mondo in noi, non perché Cristo placa Dio in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama nonostante il nostro peccato; aveva bisogno di dimostrarci che anche se ammazzavano Suo Figlio continuava ad amarci. Dio stava riconciliando il mondo con sé attraverso Gesù Cristo. E’ il mondo che aveva bisogno di scoprire l’amore di Dio. Questa catechesi non si dà in un giorno e neppure in due. Per questo inizieremo un cammino lungo di anni dove scopriremo e approfondiremo questa meraviglia. Vi assicuro che il rinnovamento del Concilio Vaticano II porterà la Chiesa ad una gloria indescrivibile e riempirà di stupore e ammirazione gli orientali e i protestanti. Tutti insieme ci siederemo sulla pietra angolare, sulla roccia dove non esistono divisioni. Il Concilio è ecumenico.

Ma una volta che questo non è più necessario, [il sacrificio] non bisogna insistervi più. Perché quel momento storico è passato. Perché se metti qualcosa come contrappeso sulla bilancia perché non si sbilanci, una volta che il peso opposto è scomparso, non bisogna conservare il contrappeso perché se no si sbilancia dall’altro lato. Se le cose sono come devono essere, non bisogna insistere.
Lo Spirito Santo ha portato la Chiesa, attraverso i secoli, a rispondere a realtà concrete che le si presentavano. Per esempio: qualcuno può dire perché Dio ha permesso che nell’Eucarestia entrassero l’Introito e l’Offertorio, o tutte queste idee sacrificali? Perché in quel momento storico era necessario. La Chiesa ha dovuto accettare un momento storico molto importante, quello in cui masse senza catechizzazione entrarono nella Chiesa, uomini che non erano ebrei, che venivano dai loto templi dove facevano i loro riti e le loro feste: perché tutti i popoli sono sempre stati religiosi. Che cosa ha dovuto fare la Chiesa con tutta questa gente? Accettare questa realtà e cercare a poco a poco di trasformare questa mentalità pagana in cristiana. E come ha fatto? Cristianizzando le loro feste, i loro riti. Per questa ragione fu necessario che le offerte entrassero nell’Eucarestia, perché questa idea di offrire a Dio non si toglie dalla testa della gente in un giorno. Abbiamo la tentazione di assimilare le cose razionalmente. Questa notte celebreremo una meravigliosa Eucarestia. Rallegratevi, perché la celebreremo come dice il Concilio. Ricordate l’epoca in cui ascoltavate la Messa in latino senza omelia. Io ricordo le Messe che ascoltavo a Madrid nella Chiesa del Buon Successo. Tutto in latino; stavi lì dieci minuti, suonava un campanello e ci inginocchiavamo per la consacrazione; subito dopo suonava un’altra volta il campanello; poi sette minuti ancora e quello vicino a me si faceva il segno della croce, che voleva dire che la messa era finita. Pensate a quell’epoca in cui non avevamo Parola perché era in latino; non c’era omelia, né orazione dei fedeli, né bacio della pace, né anafora in volgare; il pane in forma di carta, nessuno comunicava, il calice lo beveva solo il sacerdote, etc.. Questo lo abbiamo vissuto tutti.
Immaginatevi la cosa meravigliosa che il Concilio presuppone: uomini, diceva Carmen, che hanno dato tutta la loro vita per studiare l’Eucarestia della Chiesa primitiva. Ma accade che il popolo continua a non capire nulla per mancanza di catechesi.
Leggete le vostre risposte al questionario della mattina per vedere quello che pensavate voi della Messa.(Kiko Arguello).

ORRORE...

E A TE "KIKO ARGUELLO" DICO: SE MAI LEGGERAI CODESTE RIGHE TI INVITO SERIAMENTE, DATO CHE MAI L'HAI FATTO, A CONTEMPLARE CODESTO PICCOLO SCRITTO SOTTOSTANTE, PERCHE' CON IL TUO INSEGNAMENTO E QUELLO DEI TUOI COLLABORATORI CORROTTI COME TE, METTETE IN PRATICA ESATTAMENTE CIO CHE E' SCRITTO:

Sono solo una briciolina...

Sono solo una briciolina.

Mi sono trovata improvvisamente in mezzo alla polvere, su un freddo pavimento di marmo. Mi hanno calpestata più volte, senza vedermi.

Ho visto le suole lorde di molte scarpe, tacchi di ogni tipo, e ho sentito il peso di tante persone ignare che mi schiacciavano. Ho visto ragni e insetti, perfino formiche che cercavano di portarmi via. Ho visto e sentito le voci del sagrestano e delle pie donne che curavano l'altare e pulivano la Chiesa, ma non mi potevano vedere nè sentire.

Poi una scopa mi ha colpita e gettata in un raccoglitore. Da lì sono finita in un bidone della spazzatura, poi in un camion maleodorante e infine in una discarica, in mezzo ad escrementi e ad ogni tipo di rifiuti.

Sono solo una piccola briciola di pane, caduta dalle tue mani, caro ed amato sacerdote che dovresti custodirmi e invece mi hai fatto cadere, così, sovrappensiero, mentre un fedele da parte sua, invece, piamente riceveva il resto dell'Ostia di cui facevo parte.

Io sono il Tuo Signore, sono la Divina Maestà e schiere di angeli e di santi mi rendono gloria. E tutto questo perché, carissimo ed amatissimo presbitero? Per evitare quello che chiami devozionalismo formalista, non hai voluto usare un semplice piattino, un semplice piattino che mi avrebbe evitato questo viaggio sacrilego.

KIKO, VERGOGNATI DI QUELLO CHE FAI DA QUARANTA ANNI !

SESSIONE VII CANONI SUI SACRAMENTI, IN GENERE
13. Se qualcuno afferma che i riti tramandati e approvati dalla chiesa cattolica, soliti ad essere usati nell’amministrazione solenne dei sacramenti, possano essere disprezzati o tralasciati a discrezione senza peccato da chi amministra il sacramento, o cambiati da qualsivoglia pastore di chiese con altri nuovi riti: sia anatema.

CANONI SUL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA
1. Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema.

2. Se qualcuno dirà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia assieme col corpo e col sangue di nostro signore Gesù Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negherà quella meravigliosa e singolare trasformazione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, e che rimangono solamente le specie del pane e del vino, - trasformazione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione, - sia anatema.

3. Se qualcuno dirà che il sacrificio della messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento, o la semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla croce, e non propiziatorio; o che giova solo a chi lo riceve; e che non si deve offrire per i vivi e per i morti, per i peccati, per le pene, per le soddisfazioni, e per altre necessità, sia anatema.

4. Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, nel mirabile sacramento dell’eucarestia non vi è il corpo e il sangue del signore nostro Gesù Cristo, ma solo nell’uso, mentre si riceve, e non prima o dopo; e che nelle ostie o parti consacrate, che dopo la comunione vengono conservate e rimangono, non rimane il vero corpo del Signore, sia anatema.

7. Se qualcuno dirà che non è lecito conservare la santa eucarestia nel tabernacolo; ma che essa subito dopo la consacrazione debba distribuirsi agli astanti; o non esser lecita che essa venga portata solennemente agli ammalati, sia anatema.

8. Se qualcuno dirà che Cristo, dato nell’eucarestia, si mangia solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente, sia anatema.

11. Se qualcuno dirà che la fede è preparazione sufficiente per ricevere il sacramento della santissima eucarestia, sia anatema.

LA CONFESSIONE
Capitolo V.
Poiché, quindi, la confessione sacramentale segreta, che la santa chiesa ha usato fin dall’inizio ed usa ancora, è stata sempre raccomandata con grande, unanime consenso dai padri più santi e più antichi, evidentemente risulta vana la calunnia di coloro che non hanno scrupolo di insegnare che essa è aliena dal comando divino, che è invenzione umana …

Capitolo VI.
Perciò il penitente non deve compiacersi tanto della sua fede, da credere che, se anche non avesse alcuna contrizione, o mancasse al sacerdote l’intenzione di agire seriamente o di assolvere, egli sia davvero assolto, dinanzi a Dio, per la sola fede. La fede, infatti, non potrebbe operare in nessun modo la remissione dei peccati e si dimostrerebbe negligentissimo della sua salvezza, chi si accorgesse che un sacerdote lo assolve per ischerzo, e non ne cercasse diligentemente un altro.

Capitolo VIII.
I sacerdoti del Signore, quindi, secondo che suggerirà lo spirito e la prudenza, devono imporre salutari e giuste soddisfazioni, tenuto conto della qualità dei peccati, e delle possibilità dei penitenti, affinché, qualora fossero in qualche modo conniventi ai peccati e troppo indulgenti coi penitenti, imponendo leggerissime opere di penitenza per gravissime colpe, non diventino partecipi dei peccati degli altri.

CANONI SUL SANTISSIMO SACRAMENTO DELLA PENITENZA

14. Se qualcuno dirà che le soddisfazioni, con cui i penitenti per mezzo di Gesù Cristo cercano di riparare i peccati non sono culto di Dio, ma tradizioni umane, che oscurano la dottrina della grazia e il vero culto di Dio e lo stesso beneficio della morte del Signore, sia anatema.

Codesti decreti del Concilio di Trento sono inequivocabili, quindi non si capisce perché la Chiesa, in chi la governa, non li applichi. Per noi è chiarissimo: i fondatori del Cammino Neocatecumenale sono anatemizzati proprio dalla dottrina, QUELLA VERA, DELLA CHIESA CATTOLICA, che restò tale fino a prima del Concilio Vaticano II, nel quale incredibilmente si decise che la parola “ANATEMA”, che viene da Dio e non dall’uomo, non valesse più, pertanto ci siamo chiesti se chi ha fatto questo sia da considerare “anatema” egli stesso … comunque questo lo lasciamo giudicare a chi ne sa più di noi … ma il sospetto resta grande.


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