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martedì 5 ottobre 2010

Basta col Concilio! Lo disse Padre Pio...

PADRE PIO E VETUS ORDO: CHI MISTIFICA LA STORIA?

Padre Pio bacia l’anello a Mons. Lefebvre (1967)
di Francesco Colafemmina
Nel marzo scorso sul blog di Luigi Accattoli appare un articolo piccato e rabbioso volto a distruggere la “mitologia” di Padre Pio “amante” del Vetus Ordo e “ribelle” al Concilio. L’articolo di Accattoli viene ripreso – pari pari – oggi in una lettera piccatissima del portavoce del Convento di San Giovanni Rotondo, Stefano Campanella, alla Gazzetta del Mezzogiorno.
Il problema è che a quanto pare entrambi farebbero riferimento ad una visita erronea del cardinal Bacci a Padre Pio quale fulcro della questione. Secondo Accattoli e Campanella Bacci si sarebbe recato a San Giovanni il 1 Aprile del ‘64, una data incompatibile con quella indicata per la consegna da parte del cardinale dell’indulto a Padre Pio. Indulto che Padre Pio richiedeva invece nel febbraio 1965.
Forse però gli è sfuggito che – almeno stando a storici autorevoli come Yves Chiron – Bacci si recò a San Giovanni Rotondo il 9 marzo 1965. E in occasione di questo incontro Padre Pio comunicava al cardinale una preghiera, quella di chiudere al più presto il Concilio.
Per chiarezza riportiamo prima il piccato intervento di Accattoli e poi la documentazione storica che attesta l’incontro di Bacci con Padre Pio nel 1965. La tesi – condivisibile – di Chiron è che dopo lo strappo del Vaticano per indurre Padre Pio a nominarlo suo erede universale, l’indulto sia stato concesso quale “contentino” al frate stigmatizzato. Notevole inoltre lo spirito di umiltà con il quale Padre Pio tenta di ottenere l’indulto ed anche lo stratagemma giuridico della trasformazione della messa pubblica in messa privata. Non sarà forse giunto il momento di smetterla con questa storia di contendersi Padre Pio e addirittura di usare la sua figura per dare un “crisma” di santità al Concilio ed al Novus Ordo? E poi citare le immagini dell’ultima messa di San Pio è oltremodo cinico: chiunque può vedere che l’altare postconciliare non muta la tensione spirituale del Padre che continua a seguire la sequenza del Vetus Ordo e viene costantemente rimbeccato e ricondotto sulla giusta dizione dai frati ai suoi lati. Povero Padre Pio, anche il suo ardente rispetto per la tradizione e per la Messa come Sacrificio stanno tentando di mistificare!
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BASTA COL CONCILIO!  (Lo disse Padre Pio)


  


Il Cardinale Bacci, reduce da una visita a Pietralcina, riferì al Papa l’esortazione del frate. La clamorosa rivelazione contenuta in una biografia di Padre Pio pubblicata dal Centro Culturale Francescano.

Un Papa, un frate, un cardinale loro tramite. L’aneddotica della Chiesa si è arricchita, inaspettatamente, di una clamorosa rivelazione. È stato Padre Pio di Pietralcina, il cappuccino venerato come un santo dai fedeli ancor prima che fosse introdotta la sua causa di beatificazione e osteggiato in vita dalla Curia romana (subì due inchieste, due “persecuzioni”), a indurre Paolo VI ad anticipare la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Papa Montini, assalito dal dubbio che i padri conciliari si stessero avventurando pericolosamente verso un’imprevedibile svolta, inviò a San Giovanni Rotondo un suo autorevole ambasciatore segreto, il grande latinista recentemente scomparso cardinale Antonio Bacci, “per sentire cosa ne pensasse Padre Pio”. Molte voci.
Sotto Papa Giovanni XXIII erano corse molte voci, e talune malevoli sul pensiero di Padre Pio a proposito del Concilio. Una volta aveva sentenziato con burbanza contadina, parlando con un monsignore del Santo Uffizio: “Il pesce puzza dalla testa”. Un’altra volta si era lamentato con un giornalista dell’Osservatore Romano: “La Chiesa è senza nocchiero”. Per i più sospettosi, alla “seconda persecuzione” subita proprio sotto Papa Roncalli non era estranea la drasticità di questi giudizi, anche se la spedizione motivata del visitatore apostolico monsignor Maccari, inviato come epuratore a San Giovanni Rotondo, veniva attribuita al segretario-factotum del Pontefice, monsignor Loris Capovilla, ora in disgrazia ma allora potentissimo e intimo del Vescovo di Padova Bortignon, inguaiato con lo scandalo Giuffrè e avversario di vecchia data di Padre Pio da Pietralcina.
Il Concilio? Per carità, lo chiuda al più presto”, fu il responso ottenuto dal cardinale Antonio Bacci. L’ultimo colloquio avvenne nella cella n° 5 del convento di Santa Maria delle Grazie, il porporato latinista era venuto anche per portare al cappuccino abitudinario la dispensa vaticana dall’obbligo, sancito appunto dal Concilio (una delle tante innovazioni non condivise) di celebrare la Messa in italiano. Poteva continuare a dirla ogni mattina all’alba nel suo latino, come aveva sempre fatto da oltre mezzo secolo. Padre Pio pianse di gratitudine.
All’incontro erano presenti alcuni frati, che orecchiarono e riferirono. Ma a rivelare pubblicamente l’episodio è stato Padre Carmelo da Sessano, sguardo azzurro e barba da Patriarca, che fu prima compagno di studi e poi guardiano di Padre Pio dal 1953 al 1958. Si è sbilanciato nel corso di una conferenza stampa passata pressoché inosservata (un po’ lo sciopero dei giornali, un po’ la solita congiura del silenzio) e indetta per la presentazione del libro Padre Pio da Pietralcina, un Cireneo per tutti, edito dal Centro Culturale Francescano e scritto da Padre Alessandro da Ripabottoni, della provincia monastica di Foggia.
Si tratta di una biografia di 890 pagine, la prima ufficiale e autorizzata, compilata utilizzando documenti e testimonianze del dossier per la causa di beatificazione del cappuccino stigmatizzato: “non tutti però”, confessa l’autore, “perché si è dovuto trattare in modo limitato dei difficili rapporti tra Padre Pio e la Santa Sede e si è preferito non scrivere sopra fatti sui quali certi convincimenti nostri non collimavano con l’orientamento ufficiale”.
Testimone l’incontro, con pochi giornalisti e molti devotissimi, si è svolto in un’ atmosfera catacombale nello scantinato dell’Hotel Alicorni, vicino a San Pietro, già prescelto per certe riunioni di preti del dissenso e di avanguardisti sinodali. Questa volta, però, il protagonista era un prete dell’assenso e un tradizionalista. Padre Pio, difatti, è sempre stato considerato un prete della vecchia Chiesa (un tradizionalista). È appunto in nome della vecchia Chiesa che Padre Pio scongiurò di chiudere il Concilio. “Il nostro confratello“, ha spiegato Padre Carmelo da Sessano, “non era tanto contrario al Concilio, quanto preoccupato della piega che aveva preso. Temeva le innovazioni irrompenti, diffidava del fronte olandese che con austriaci ed altri si era già costituito“.

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