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venerdì 8 ottobre 2010

Mi sembra che il nostro lavoro sia apprezzato da alcuni, mentre è odiato da altri...

Dopo l'intervista del suo primo assistente Pfluger, , ora è lo stesso Superiore Generale della Fraternità San Pio X a parlare, in un'intervista rilasciata al sito ufficiale del distretto francese della FSSPX, La Porte Latine.

- Durante i suoi viaggi in tutti i continenti, si percepiscono la Fraternità e l'Arcivescovo Lefebvre in modi diversi? Il fondatore e il suo lavoro sono ancora oggetto di una certa sfiducia nei loro confronti o le cose sono in continua evoluzione dal 1970?
Non evolvono molto, a prescindere da alcune eccezioni. Mi sembra molto sorprendente che, in tutto il mondo, la Fraternità sia ricevuta nello stesso modo, cioè aborrita dalla stragrande maggioranza dei vescovi e apprezzata da un piccolo gregge di anime che vogliono restare fedeli. Credo che questa sia una bella illustrazione dell'entità della crisi, come pure della sua profonda unità di natura.

- Anche a Roma si percepiscono dei cambiamenti? L'azione dell'opera di mons. Lefebvre ha avuto un effetto sulle alte istanze della Chiesa?
A Roma, è significativo un certo cambiamento nei nostri confronti, anche se questo effetto non è ancora grande. Mi sembra che il nostro lavoro sia apprezzato da alcuni, mentre è odiato da altri. Le reazioni verso di noi sono molto contrastanti. Possiamo ben vedere che ci sono due campi, una favorevole e gli altri ostili, il che rende abbastanza difficili le relazioni, perché dobbiamo sempre chiederci chi avrà l'ultima parola. Tuttavia, rimane il fatto che coloro che vogliono essere fedeli al Papa ci trattano con rispetto e si aspettano da noi molto per la Chiesa. Ma da lì a vedere effetti pratici, si dovrà attendere ancora!

- Quarant 'anni, è un periodo molto breve e allo stesso tempo è abbastanza lungo per far sì che un gran numero di fedeli non abbiano memoria del Vaticano II. Non si rischia, man mano che ci si allontana dal Concilio, di vivere in una certa comodità, tra sacerdoti o fedeli soddisfatti della nostra [attuale] situazione?
Il pericolo esiste senza dubbio di rinchiudersi in una certa autonomia pratica. Molto di questo atteggiamento deve essere attribuito alla situazione in cui siamo, quella di una Tradizione rifiutata. Ecco perché cerchiamo di ampliare la visione e la preoccupazione dei fedeli parlando loro della Chiesa e di Roma. È molto importante mantenere uno spirito romano. Il nostro attaccamento a Roma non deve essere simbolico, ma molto concreto. Questa situazione è anche una dimostrazione della nostra fede nella Chiesa.

- Un anno fa si sono aperte le discussioni dottrinali tra esperti della Santa Sede e della Fraternità. Siamo ben consapevoli che una grande discrezione circonda questi rapporti e gran parte dei fedeli pregano per il loro esito felice. Senza affrontare i temi nel merito, dovremmo aspettarci presto un ineluttabile fallimento o, piuttosto, un'incontestabile restaurazione?
Visto l'andamento di queste discussioni, non credo che porteranno ad un'interruzione brusca o a una soluzione improvvisa. Si incontrano due mentalità, ma la volontà di entrare in discussione - a livello teologico - è molto reale. Ecco perché, anche se lo sviluppo rischia di essere lungo, i frutti possono essere comunque promettenti.

- Da queste discussioni, bisogna attendersi una ferma condanna del Concilio da parte di Roma, oppure bisognerà alla fine accettarlo senza renitenze? Come immaginare l'uscita da una simile crisi magisteriale?
Mi sembra che, se una condanna del Concilio interverrà un giorno, non sarà domani. Emerge molto chiaramente la volontà di porre rimedio alla situazione attuale. Sullo stato della Chiesa, particolarmente grave, le nostre valutazioni [della FSSPX e di Roma] collimano in molti punti, sia sulla dottrina che sulla morale e sulla disciplina. Tuttavia, la tendenza dominante a Roma è sempre quella di scagionare il Concilio: non si vuole risalire fono al Concilio, si cercano altre cause, ma assolutamente mai il Concilio! Vista la psicologia ambientale, sembrerebbe più facile oltrepassarlo semplicemente ricordando l'insegnamento irrefragabile della Chiesa, lasciando per più tardi la condanna diretta. Io credo che, nel contesto attuale, una condanna sarebbe semplicemente non compresa.

- In un recente libro, Vaticano II, un discorso da fare, un teologo romano, mons. Gherardini, redige una constatazione piuttosto allarmante della Chiesa. Lascia intendere che una lettura del Concilio nella continuità della Tradizione non è così scontata e lancia un appello solenne al Papa affinché sia effettuato un grande lavoro di chiarimento magisteriale. Come dobbiamo accogliere questo libro?
Non bisogna prenderlo come un testo proveniente da noi o destinato a noi. No, si rivolge ai cattolici dall'altra parte e alla gerarchia in carica. Considerato da questo punto di vista, questo libro è di grande importanza perché introduce una messa in questione del Concilio così come viene recepito. Infrange un tabù. Quando lo facciamo noi, scateniamo nei nostri interlocutori un riflesso difensivo che blocca qualsiasi discussione. Ma quando il colpo parte dalle loro fila, rimette molte cose in questione. Vorrei concludere che questo libro è oggettivamente importante e che potrebbe essere una di quelle scintille suscettibili di appiccare un grande fuoco.

2 commenti:

  1. E'vero,il libro di mons.Gherardini è onesto nell'affrontare molti dubbi sulla liceità di certi provvedimenti contro la FSSPX. Ma sarà una scintilla capace di accendere un bel fuoco purificatore ? Da quel che sembra riguardo ai molti "pastori" ed alla loro reale erudizione e curiosità, ho forti dubbi.I loro pascoli sono nei libri moderni e nelle argomentazioni elucubrate su dottrina ed interpretazioni della S.Scrittura, "portandosi avanti" rispetto alla letteratura tradizionale....Montini docet et Tettamanzi imperat! Ma continuando a seminare i dubbi sui comportamenti "conciliari" si arriverà pure a sgretolare la sicumera !Ben dice mons Fellay che ogni argomento è oggetto di confronto, ma guai a toccare il Concilio! Sembra un gioco a nascondersi in cui la sezione di "roma" ragiona su tutto ma si irrigidisce ad arrivare al passaggio successivo del ragionamento: "..quindi se siamo d'accordo su questo punto, dobbiamo convenire che il concilio ha sbagliato..."Trac! Blocco cerebrale, tabù insostenibile,punto "grilletto" da non toccare, per ogni discorso....Non assisto a questi colloqui, ma mi risulta semplice immaginare anche le espressioni del viso di certi imbarazzati porporati.

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